Luogo di esposizione al contagio (casi diagnosticati in aprile)

Conte: “Gli esperti ci dicono che in un caso su 4 il contagio avviene nel contesto familiare”. I dati degli “esperti” in questo documento dell’ISS.
Rif.: ISS

Un’analisi preliminare dell’informazione relativa al luogo di esposizione, disponibile per 4.508/58.803 casi, diagnosticati a partire dal 1° aprile 2020 ad oggi, ha evidenziato che 1.990 casi (44%) hanno contratto la malattia in una residenza sanitaria assistenziale o una comunità per disabili, 1.113 (25%) casi si sono contagiati in ambito familiare, mentre l’11% dei casi si è contagiato in ospedale o in ambulatorio.

I dati, benché disponibili per un numero limitato di casi (8% del totale) sono in linea con quanto atteso a seguito delle misure di distanziamento sociale messe in atto a partire dal 9 marzo 2020. In Tabella 5 è riportato il luogo di esposizione. Una raccolta sistematica dell’informazione sul luogo di esposizione permetterebbe una valutazione più accurata dei contesti in cui sta avvenendo la trasmissione della malattia in questa fase della pandemia.


Fattori di rischio per gli operatori sanitari

  • Ad eccezione dei primi tre casi di COVID-19 segnalati, provenienti dalla Cina, nessun’altro caso notificato in Italia ha riportato una storia di viaggio in paesi con trasmissione sostenuta da SARS-CoV-2 durante il periodo di incubazione di 14 gg.
  • Sono stati diagnosticati 19.665 casi tra operatori sanitari (età mediana 48 anni, 31,3% di sesso maschile), l’11,1% dei casi totali segnalati. È evidente l’elevato potenziale di trasmissione in ambito assistenziale di questo patogeno. La tabella 6 riporta la distribuzione dei casi segnalati per classe di età e la letalità osservata in questo gruppo di popolazione.
  • I dati indicano che la letalità tra gli operatori sanitari è inferiore rispetto alla letalità totale (vedi tabella 1), verosimilmente dovuto al fatto che gli operatori sanitari asintomatici e pauci-sintomatici, sono stati maggiormente testati rispetto alla popolazione generale. Tuttavia, va anche sottolineato che l’informazione sull’esito della malattia non è nota per un numero elevato di casi.
  • La Figura 6 riporta la percentuale di operatori sanitari tra i casi positivi segnalati in totale in Italia, per periodo di diagnosi (ogni 4 giorni). Si osserva che, a 3 giorni dalla diagnosi dei primi casi di COVID-19, si è verificato un picco nella percentuale di operatori sanitari tra i casi totali diagnosticati nel periodo. Questo verosimilmente riflette l’effettuazione di un numero elevato di test tra gli operatori sanitari in quella fase, che ha fatto emergere le persone positive anche prima che manifestassero la sintomatologia. Il picco è stato seguito da un andamento pressoché costante; solo nell’ultimo periodo di osservazione si è notata una diminuzione della percentuale di casi tra gli operatori sanitari rispetto al totale dei casi. Tuttavia, tale informazione potrebbe risentire di un ritardo nell’indagine epidemiologica effettuata da ciascuna regione e quindi richiederà di essere verificata nelle prossime settimane.


FIGURA 6 – PERCENTUALE DI OPERATORI SANITARI RIPORTATI SUL TOTALE DEI CASI PER PERIODO DI DIAGNOSI

NOTA: OGNI BARRA FA RIFERIMENTO ALL’INTERVALLO DI TEMPO TRA LA DATA INDICATA SOTTO LA BARRA E QUELLA SUCCESSIVA (ESEMPIO: 19 FEB SI RIFERISCE AL PERIODO DAL 19-22 FEB, 23 FEB SI RIFERISCE AL PERIODO DAL 23-26 FEB, ETC.)

Sorveglianza Integrata COVID-19 in Italia

(Ordinanza n. 640 del 27/02/2020) – AGGIORNAMENTO 27 aprile 2020

Documento esteso – Aggiornamento nazionale 23 aprile 2020

Rif.: ISS

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